lunedì 20 aprile 2020

La tradizione funebre in Basilicata




I processi di ospedalizzazione e medicalizzazione hanno allontanato dalla realtà domestica la tradizione funebre, questo lo si può confermare a livello nazionale, nell'età contemporanea. 
La tradizione funebre della Basilicata è ricca di risvolti e curiosità di cui non ero assolutamente a conoscenza. Fino a non molti decenni fa, alla morte del proprio caro si assisteva come fosse un evento naturale. Evento che, in effetti, ha tutto il diritto di rivelarsi per quello che è: un fatto sociale naturale. Il parroco, poco prima del decesso, veniva chiamato per l'estrema unzione del defunto e, ad exitus avvenuto, si poteva procedere con la preparazione della salma da parte degli stessi familiari. Il defunto veniva riposto nella stanza da letto, sul talamo nuziale per tre giornate cosicché i parenti potessero andarlo a trovare, posto nel feretro solo poco prima che avvenisse l'effettiva funzione. Anche in questa regione troviamo la figura delle prefiche, professioniste del lamento funebre, al fine di ricordare il defunto attraverso nenie e gestualità rituali. Allo scoccare della mezzanotte, nello stesso giorno della dipartita, il defunto veniva lasciato da solo poiché era pensiero comune che gli angeli scendessero sulla terra per portargli via l'anima. Ecco dunque le piccole ritualità appena il corpo veniva riposto nel feretro: un cappello sulle gambe, un fazzoletto nel taschino e altri oggetti cari al defunto quando era in vita (sovente veniva riposto il bastone, nei tempi moderni vediamo riporre anche gli occhiali e....la dentiera!).

Per portare via il feretro dall'abitazione, si utilizzava la "carrez du murt", un'automobile ovviamente di colore nero, con una banda funebre al seguito al fine di rendere ancora più solenne la cerimonia. 
Anche in Basilicata, gli uomini erano soliti sfoggiare una fascia nera sul braccio sinistro, o sul cappello o sulla cravatta, mentre le donne vestivano total black. L'ultimo saluto avveniva all'entrata del camposanto poi, la famiglia ed i parenti, si recavano in casa per consumare insieme il pasto, più precisamente la cena, detta "il Consolo". Era la testimone di nozze ("Comara dell'anello") o la comara di battesimo ("Chmmèr du Sangiuonn") a preparare, sovente, una minestra in brodo. 

Quando avveniva un decesso in paese, le campane suonavano per confermare alla comunità il triste evento: cinque rintocchi per le donne, sette per gli uomini. 


                                                                   ©Grief_and_the_Maiden


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