giovedì 9 aprile 2020

La tradizione funebre in Sicilia.

In questi giorni di clausura forzata e riflessione, mi sono chiesta "ma le ritualità? Che fine hanno fatto? Siamo davvero giunti al termine del loro corso, o si stanno evolvendo?".
I riti funebri antichi mi hanno sempre affascinato, moltissimo.
Ho deciso così di affrontare qualcosa in cui prima, vuoi per il tempo e per mille altre sciocchezze, non avevo potuto curiosare. 
...Un viaggio attraverso le tradizioni funebri regionali in Italia!

La tradizione funebre in Sicilia

Leggendo qua e là, mi sono imbattuta in diversi libri ed articoli in merito a tratti peculiari (chissà se li risconterò anche in altre Regioni!).
Nella Sicilia arcaica e fino a metà dell'800, per i dolenti vi era l'usanza di portare il pane ("'ncrikiet") ai più poveri e, al contempo, i parenti portavano pietanze ai familiari del defunto, secondo l'usanza del "cùnsulu". Altresì, la tradizione prevedeva che alla morte di un congiunto si spegnesse il focolare domestico per una settimana. Fino a poco prima dello scoccare del nuovo millennio, quando qualcuno veniva a morire, dopo la cerimonia funebre i dolenti "tinivanu tri ghiorna di luttu". Per tre lunghi giorni, le porte della casa del defunto rimanevano, giorno e notte, aperte per accogliere tutti coloro che volessero fare visita (lu bisitu") e le condoglianze ai parenti. Donne e uomini venivano accolti in stanze separate e i visitatori, ovviamente di nero vestiti, a questo punto (e secondo le diverse zone della Sicilia), potevano scegliere se rimanere in silenzio o conversare in merito al defunto e alle modalità della sua dipartita. Il periodo del lutto passava per la fase del "mezzu luttu", ovvero il passaggio da una tenuta completamente nera ad un progressivo ritorno ai colori della quotidianità. In realtà, la durata, poteva durare mesi, anni o per tutta la vita a seconda del rapporto che legava al defunto il dolente. Tutta la famiglia, nella sua quotidianità, mutava le proprie abitudini ad esempio vi era il divieto di ascoltare la radio o il grammofono, non si partecipava nè si potevano organizzare feste il non Nemmeno i più piccoli, molto più coinvolti nella ritualità rispetto all'epoca contemporanea, erano esenti dalle tradizioni. In casi particolari però, bastava un semplice fiocco nero per manifestare il lutto.


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Foto trovata sul web, purtroppo non si possono fotografare le aree delle Catacombe
La morte in Occidente ha iniziato a celare, a rendere tale evento un tabù (o come direbbe Gorer..un atto "pornografico") stravolgendo la tradizione legata al culto dei Morti e della cura della stessa salma già nel secondo dopoguerra. L'esposizione del corpo aveva un significato paritetico alla santità e, per le categorie più abbienti, non era raro attuare il processo di mummificazione  creando, per molto tempo, miti legati alla santità delle salme. Basti pensare alle stesse Catacombe dei Cappuccini, dove fino almeno agli anni '30 del '900, trovarono sepoltura anche i resti della nobiltà palermitana, a fianco delle sacre reliquie. In età moderna, alle forme di mummificazione naturale, comparvero i primi metodi chimici legati al processo di imbalsamazione (e qualche archetipo di elementi di tanatoestetica a me tanto cara, come occhi finti, trucco e parrucco). 
La rimozione collettiva dell'evento-Morte coinvolge anche la Sicilia e le sue tradizioni anche in termini igienico-sanitari (la morte viene nascosta agli occhi attraverso la sua reclusione negli ospizi e negli ospedali) e l'impossibilità di essere, dunque, sepolti nelle cripte di Palermo. 
Nelle famiglie più abbienti la salma "era vestita con un pigiama e composta in un lettino come se dormisse. Per loro non vi erano lamentazioni funebri e risaltava un’estrema compostezza nell’atteggiamento dei parenti. La nenia funebre era inventata dai parenti stretti del defunto, normalmente le donne, durante la veglia che si teneva attorno al catafalco. Ciò rientrava nella serie di gesti e operazioni ritualizzate, che la psicanalisi considera come l’arcaica elaborazione del dolore e del lutto fatta a caldo. Attraverso il canto, i parenti dialogavano col morto. Gli parlavano amorevolmente, gli rammentavano le vicende brutte e quelle belle vissute insieme, gli ponevano domande all’apparenza paradossali, lo rimproveravano affettuosamente, lo ringraziavano per la saggezza con cui era vissuto, gli si raccomandavano per il futuro".


                                          


©Grief_and_the_Maiden



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