domenica 12 aprile 2020

4 chiacchiere con.. Marco C.


Tanatoprattore e Tanatoesteta professionista, coinvolto nel settore funerario da 20 anni e attivo in una delle regioni più colpite d'Italia.
In questo post, affronteremo insieme il suo punto di vista in una situazione tanto delicata quale quella legata all'emergenza Covid-19.

Caro Marco,
intanto grazie di cuore per il tuo tempo, vista la situazione e (suppongo) le tue giornate lavorative molto piene ed estenuanti.
Sto cercando di dare sfogo e visibilità alla vera condizione degli Operatori Funebri, dal loro punto di vista (e non dal punto di vista di coloro che sono estranei al settore).

Dunque, le domande sono semplici e dirette, e riguardano in via generale la Tua personale condizione.

B. Intanto, da quanti anni professi questo lavoro?
M. Lavoro nel comparto funebre da 20 anni e non cambierei il mio lavoro con nessuno al mondo, anche se comporta sacrifici.

B. Se posso chiederti, quale tipologia di studi e corsi hai seguito per raggiungere tale professionalità?
M. A parte l'esperienza di chi prima di me, mi ha insegnato molto, son un direttore tecnico, ho un diploma in tanatoprassi conseguito in Spagna, ho vari corsi/ diplomi da scienze forensi a Funeral Service e consulente del dolore e del lutto conseguiti a Londra. Ho avuto l'onore di essere allievo di Javier Chavez Inzuza e di Mariangela Gelati presso la scuola superiore Funeraria di Modena.

B. Concentriamoci, ora, sull’attuale situazione. Quali problematiche stai riscontrando, sul campo? Per problematiche intendo la possibilità di proteggerti con adeguati dispositivi in una situazione emergenziale che non vede precedenti negli ultimi anni?
M. Ricordo, parlo per la mia città ovviamente di essere stato il primo a preparare una salma morta per AIDS e già allora operatori funebri o sanitari mi guardavano come un alieno. Ora ti posso dire che all'inizio della pandemia siamo presi alla sprovvista per il numero di servizi che si presentavano, ma per quanto riguarda i dispositivi, non abbiamo mai avuto problemi, o meglio cerchiamo sempre di lavorare in sicurezza e ne ho vestiti circa una ventina prima che arrivò il decreto che ne impediva la vestizione. Poi differenziare le forniture ci ha permesso di recepire dispositivi da varie ditte.

B. Quali cambiamenti hai dovuto attuare nel tuo “normale” modo di lavorare?
M. Questa pandemia ha cambiato tutto. Io prima lavoravo in una impresa da più di 800 servizi l'anno ed eravamo in quattro operai fissi, perciò ero un po' preparato alla “catena di montaggio” che si è venuta a creare. La definisco così perchè questi 46 giorni possiamo dire di non aver lavorato con il modus operandi che ci contraddistingue, ma abbiamo dovuto accantonare tante cose.

B. Riesci a relazionarti ai dolenti, nel pieno delle Tue facoltà professionali, o riscontri delle limitazioni? E se si, quali tipologie di restrizioni?
M. Se ti riferisci in questo periodo straordinario ti dico di no. Nella normalità degli eventi, se così possiamo definire la morte di un proprio caro, si. Il vantaggio di avere le basi sul come relazionarsi con i dolenti e gli anni d'esperienza, riesci a capire ciò che il cliente cerca da te. Poi essendo il preparatore di salme mi capita spesso di dialogare con le famiglie. Anche per come è impostata l'agenzia per cui lavoro, dove la nostra titolare tiene prese la nostra opinione.

B. Si parla molto di altre figure, sicuramente importanti e determinanti nel campo della salute e benessere sociale, in realtà la figura degli Operatori Funebri, rimane ancora piuttosto “dietro le quinte”. Qual è la tua opinione in merito?
M. Tocchi un tasto dolente del nostro settore. La gente è convinta, ma anche per responsabilità stessa  per le figure storiche che la tradizione o cronaca recente hanno dato al nostro settore una luce non così pulita di esso. All'estero la figura dell'impresario funebre o di chi lavora in questo settore è vista con molto più rispetto. Esempio quando qui c'erano ancora le municipalizzate (2004) si tendeva ad assumere ex galeotti o gente ai margini della società tornando ai manzoniani bravi o monatti. In questo periodo di urgenza dove tutti ringraziano dalla commessa del supermercato agli operatori sanitari persino agli idraulici, hai mai sentito dire grazie ai necrofori? Io faccio parte di tanti gruppi sparsi nel globo e ti posso garantire che mi hanno chiesto e dato informazioni a go go utili per non parlare di un sostegno morale incredibile. Mi auguro che tutto il lavoro che sto facendo dietro le quinte, non ultimo ho scritto da signor nessuno al presidente del consiglio in questi giorni, un grazie a tutti noi, dai portantini all'impresario perchè noi non ci siamo tolti quando c'è stato di tendere una mano alle nostre comunità.

B. Visto l’elevato numero di decessi, concentrati in un periodo che come si diceva poc’anzi, non riscontra precedenti, hai riscontrato sintomi di burn-out in merito alla tua personale condizione?
M. Io personalmente no, ma questo è anche dovuto al mio carattere, poi colleghi  , anche di altre imprese mi hanno chiamato per un sostegno morale. Io poi, parlo a titolo personale ovviamente, questa distanza sociale non riesco a rispettarla molto cerco sempre di dare la così detta “Pacca sulla spalla” a sostegno di colleghi ed amici o dolenti e alcuni capiscono altri sono in imbarazzo dato il delicato momento e mi guardano con occhi sbarrati.

B. Confrontandoti con i colleghi, riesci in qualche modo a trovare un sostegno adeguato, un supporto psicologico, seppure non terapeutico, con loro?
M. Come ti ho già detto tendenzialmente cerco di dare supporto più che riceverlo, per quanto riguarda me stesso cerco supporto al dì fuori del campo lavorativo, ma soprattutto in me stesso. Non per presunzione ma essendo riservato per le mie cose, tendo a cercare sostegno nella famiglia, senza ovviamente scendere nei particolari del mio lavoro.

B. Ti lascio uno spazio, se vorrai, per riportarmi pensieri e riflessioni personali in merito alla circostanza Covid-19.
M. Ok allora vuoi farti del male, scherzo ovviamente. In merito a questa situazione ti dico che sono arrivato alla conclusione che Covid-19 ha decretato la fine dell'umanesimo. La ricchezza, sopra ogni cosa ed ad ogni costo. Non entro nel merito o demerito politico nazionale o europeo, quello lasciamoli ai posteri. Ogni giorno sento dire tutto sarà diverso. Io mi domando se in meglio o peggio. Le famiglie colpite da lutti per Covid-19 non hanno potuto onorare i propri cari, vivere ed elaborare il proprio lutto e questo la considero una bomba sociale. Vedere la Grande Mela avvisata dell'arrivo del virus correre non al supermercato ma in armeria fa pensare che questo virus incoronato di regale alla nostra società non lascerà nulla. Per quanto riguarda noi spero che i necrofori ed impresari prendano coscienza delle proprie realtà e cerchino di avere personale sempre più formato ed informato, strutturando le proprie imprese in realtà moderne, non trascurando la vecchia strada, ma facendo della propria esperienza  un valore aggiunto, ma creando figure ( Tanatoprattori Cerimonieri o consulenti del lutto)  che gravitino nell'impresa e  possano educare la gente a capire che non siamo avvoltoi.       

Grazie di cuore. 


                                                                                                                                             ©Grief_and_the_Maiden

                                                          

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