lunedì 13 aprile 2020

4 chiacchiere con.. Flavio

Vicepresidente ATTI, Associazione Tanatoprattori Tanatocosmeti Italiani. Originario di Bergamo, Flavio in questi mesi di emergenza sanitaria è direttamente coinvolto ed impegnato a prendersi cura di coloro che se ne vanno, nel modo più professionale ed empatico che lo contraddistingue. In realtà, l'intervista è solo una piccola parentesi del lavoro che fa: ho potuto appurare, sentendolo in questi mesi, quanto sia una persona legata alla propria professione che porta avanti con passione ed empatia, peculiarità che dovrebbero essere alla base per supportare i dolenti da parte di ogni professionista del settore che si rispetti.
E' una testimonianza di tutto quello che questa emergenza, legata al Covid-19, comporta nel settore funerario, che sembra non trovare (ancora) la giusta risonanza a livello mediatico.
Buona lettura!

Il mio nome è Flavio Ferri sono bergamasco nato il 29 aprile del 1982 a Treviglio,  sono vicepresidente della ATTI Associazione Tanatoprattori Tanatocosmeti Italiani e, pratico la professione del tanatocosmeta e cerimoniere funebre da 15 anni abbondanti, ma solo negli ultimi 5 anni ho iniziato i miei studi nel mondo della tanatoprassia. I miei studi derivano agli albori dalla curiosità, sfamata da vari tutorial su internet, poi  venuto a conoscenza di corsi di specializzazione, sulle salme, prevalentemente all'estero a cui ho deciso di partecipare attivamente, lì ho constatato un livello superiore di preparazione umana e scientifica rispetto all'Italia. 

La mia preparazione è avvenuta prevalentemente in Spagna e a Budapest, dove ho avuto l'onore di poter acquisire nuove tecniche come i trattamenti conservativi transitori temporanei, l'arte del dare una dignità ai defunti con conoscenze tecniche appropriate, cosa ahimè in Italia illegali. Ho avuto la possibilità, a costi elevatissimi, di crescere come tanatoprattore, capendo che la base della tanatocosmesi è proprio la tanatoprassia, a oggi credo che il mio livello di preparazione in materia sia sprecato per l'Italia. Credo altresì che la formazione professionale dei corsi Sortem sia valida per una buona preparazione ma sia necessario tuttavia avere la possibilità di una laurea in materia infermieristica o medica.
In questo periodo di emergenza mondiale mi sto confrontando con amici nonchè colleghi colombiani ,spagnoli, ungheresi ecc, il problema che riscontro in Italia, mio malgrado, è l'ignoranza che dilaga nel settore funebre, troppi operatori (la maggior parte) non ha mai utilizzato DPI prima del covid 19, infatti quasi tutte le imprese funebri sono rimaste senza mascherine camici grembiuli calzari bracciali visiere mono uso, e guanti,  molte imprese hanno pagato a duro prezzo questa leggerezza con innumerevoli contagi a volte finiti in tragedia. 

La sottovalutazione della gravità di questa emergenza da parte delle istituzioni, la mancata preparazione da parte dello stato e degli enti sanitari, ha creato tanta paura e confusione tra la popolazione.
Io opero in Lombardia nel comprensorio di Bergamo, Cremona, Brescia, e Lodi dove il virus c.19 ha colpito più duramente portando scie di morte, tutte le famiglie sono state coinvolte. 
Personalmente a oggi ho vissuto momenti drammatici di dolore per via delle innumerevoli famiglie a me care, a cui ho prestato servizio, ho visto interi nuclei famigliari distrutti nel giro di un mese, figli che non hanno potuto dare l'ultimo saluto ai propri genitori, morti in solitudine, abbandonati al loro destino per via delle impossibilità da parte dei medici e infermieri nel prestare le cure dovute, a causa dell'incredibile numero di pazienti contagiati, nonostante il notevole impegno e sacrificio da loro dimostrato.
Ho visto il sovraffollamento delle camere mortuarie, a Bergamo come a Cremona Lodi Brescia l'intervento dell'Esercito con scenari apocalittici, costruire ospedali a tempo record.
Nelle camere mortuarie sono stati applicati regolamenti che per il mio libero pensiero, i casi di covid19 o presunti (poiché i tamponi non vengono fatti) hanno annullato la dignità del defunto e dei dolenti, chi muore in ospedale o abitazione, ancora oggi non può essere vestito e preparato in maniera dignitosa, deve essere subito riposto nella cassa e sigillato a seconda dell'iter del funerale,(tumulazione, inumazione, cremazione). I forni crematori sono stati sovraccaricati di salme, tutti noi abbiamo visto video nei telegiornali con innumerevoli camion dell'Esercito trasferire dagli ospedali ai crematori  migliaia di BARE  in strutture anche fuori Regione. I tempi di attesa degli esiti da cremazione hanno preso tempistiche lunghissime, aumentando il dispiacere dei dolenti.
A mio umile parere, in questo periodo storico, si è ringraziato tutto il personale medico infermieristico, che si è prodigato al limite delle proprie forze. Non si è mai parlato di noi operatori funebri, dei nostri sacrifici e sforzi, dei nostri altissimi rischi di contagio, le difficoltà nel reperire i DPI, la difficoltà nell'organizzare un così alto numero di sepolture in tempi così ristretti, con le avversità burocratiche con gli enti preposti. Il dolore delle perdite umane dei nostri affetti, e l'impossibilità nel'onorare le salme, con i vari riti funebri a seconda delle etnie e religioni, il divieto di congregazione o assembramento, hanno aumentato il distacco e la sofferenza delle circostanze del evento funebre.
Personalmente mi sveglio ogni mattina e penso a tutto ciò che sta accadendo in questo periodo e l'unica cosa che mi auguro, è che passi il prima possibile e che sia di insegnamento a tutti, con la speranza che ritorni la voglia di vivere senza la paura di essere contagiati, con più rispetto per la vita.

Flavio Ferri, 13-04-2020




                                                                                                                         ©Grief_and_the_Maiden


                               

Nessun commento:

Posta un commento