giovedì 14 maggio 2020

..Il viaggio continua.

Dall'XI-XII secolo avvengono tutta una serie di stravolgimenti, seppur impercettibili, in merito ad una visione più individualistica della morte e una maggiore concentrazione alla particolarità dell'individuo.
Dalla forte idea di un destino collettivo, si è giunti all'eliminazione di un'ispirazione apocalittica  cui subentra l'evocazione del giudizio universale, quale vera e propria corte di giustizia.
Ogni individuo è, cioè, giudicato in base ha ciò che ha compiuto in vita, le sue cattive e buone azioni vengono soppesate sulla bilancia del Giudizio.

Nelle iconografie dell'artes moriendi del XV e del XVI secolo troviamo numerose testimonianze e consigli del "morir bene", dove il morente sì giace sul proprio letto, ma..appare a lui uno spettacolo che ad egli solo è dedicato, dove esseri sovrannaturali invadono la stanza da letto: vi presenziano la Vergine, la Trinità e tutta la corte celeste, altresì vi troviamo Satana e i suoi demoni, in una sorta di lotta cosmica dove il moribondo deve superare un'ultima tentazione. Se sarà in grado di respingere la tentazione, i suoi peccati verranno debellati o, se cederà, verranno annullate tutte le sue buone azioni. Il giudizio appare dunque individuale e la morte genera un rapporto sempre più stretto con la biografia individuale. Sino alla fine del Medioevo, la solennità legata al rito della morte prenderà un carattere drammatico che prima non esisteva, tenendo conto, inoltre, degli effetti della Controriforma per cui si lotterà contro la credenza secondo la quale una buona morte riscattava gli errori di tutta una vita ( e non era quindi necessario che ci si desse un gran da fare per vivere in modo retto ed onesto.



Sempre più spesso inizia a svelarsi la figura del cadavere nelle opere d'arte e nella letteratura, soprattutto nelle decorazioni parietali di chiese e cimiteri (chi di voi non conosce la Danza Macabra?) e nei manoscritti del XV (mentre se ne hanno minime prove nei secoli XIV-XVI) e molto rara nell'arte funeraria vera e propria.
Solo dal XVII secolo, infatti, teschi e scheletri (non l'immagine di un corpo decomposto) prenderanno spazio non solo sulle tombe, ma anche all'interno delle abitazioni (in realtà, una visione più volgare degli oggetti macabri, prenderà un differente significato verso la fine del XVI secolo).
Nella poesia del XV e del XVI secolo, troviamo un orrore verso la morte fisica e la decomposizione ed altresì alla sfera della vecchiaia e della malattia (quindi intra vitam e non solo post mortem). 
Ricorda un po' ciò che oggi sta accadendo: la decomposizione è il segno del fallimento della società industriale. Un sentimento che nelle società tradizionali non era assolutamente sentito: l'uomo medievale aveva un'acuta consapevolezza di essere un morto che camminava: "la morte, sempre presente dentro di lui, infrangeva le sue ambizioni, ne avvelenava i piaceri". Rispetto all'età contemporanea, dove la vita si vede allungata grazie a migliori condizioni igienico-sanitarie e al progresso della medicina, egli nutriva una passione vitale che noi non possiamo comprendere.

La Danza Macabra di Pinzolo - YouTube

La nuova concezione di morte porta con sé una rivoluzione nell'ambito delle sepolture, che qui brevemente elencherò. Le tombe troveranno uno spazio sempre più individualizzato, ben diversamente dalle sepolture coatte sotto il suolo delle chiese.
Facciamo un piccolo passo indietro: nell'antica Roma, le sepolture erano individualizzate e contrassegnate da iscrizioni (si pensi agli epitaffi, talvolta divertenti ma saggi) nei propri loculus, numerose sino all'inizio dell'epoca cristiana. Verso il V secolo tendono a diradare sino a scomparire: dai sarcofagi di pietra dove spesso ritroviamo i ritratti del defunto, alle sepolture totalmente anonime.
Dal XII secolo ricompaiono le iscrizioni funerarie scomparse per quasi 800 anni e, altresì, le tombe di personalità illustri (santi o similari), che dal XVIII secolo in poi diverranno sempre più frequenti. Ricompare l'iscrizione e, dunque, ricompare un'effigie.
Nel XIV secolo compare dunque una forma nuova e tutta particolare, quella delle maschere funerarie direttamente prese dal volto del defunto, verso un sempre maggiore ritratto realistico e personalizzazione. 

In sintesi, si può confermare che l'uomo del primo Medioevo vivesse una sorta di rassegnazione all'idea collettiva di mortalità ma, dalla metà del Medioevo in avanti, la visione occidentale scopre e riconosce la morte del .

                                                                   ©Grief_and_the_Maiden


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